La cooperazione punta sul lavoro femminile ma mancano le donne nei ruoli dirigenziali

Lo leggiamo sul numero di domennica 16 novembre del Messaggero Veneto: "La cooperazione si tinge di rosa. Il 70 per cento della manodopera è composta da donnesoprattutto nelle imprese che si occupano del sociale e della produzione lavoro"
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Il comparto registra una ancora lieve inversione di tendenza anche nella gestione: le consigliere non superano il 30 per cento del totale e le dirigenti si fermano al 6, 8 per cento, in prevalenza tra le realtà più giovani. Nelle realtà storiche, invece, continuano a prevalere i dirigenti maschi.
Non a caso Confcooperative Alpe Adria ha deciso di investire nella certificazione di genere: «Il nostro obiettivo – spiega il direttore generale, Paolo Tonassi – è quello di dare il buon esempio e di sensibilizzare le aziende nei confronti della parità che, a nostro avviso, è una risorsa per tutti».

Giovedì 27 novembre l’associazione di categoria affronterà il tema nel corso del convegno “Parità di genere: da obbligo normativo a vantaggio competitivo”: organizzato con il supporto di Confindustria Alto Adriatico e il Gruppo Nem (media partner), l’incontro si svolgerà a Trieste, nella sala Piccola fenice, dalle 15 alle 18. I lavori saranno aperti dall’avvocata esperta di Unioncamere, Fleur Casanova, a cui seguiranno i saluti della presidente di Confcooperative Alpe Adria, Serena Mizzan, della componente del Consiglio generale d iConfindustria Alto Adriatico, Sabrina Strolego e dell’assessore comunale Maurizio De Blasio. A questo punto prenderà il via la prima tavola rotonda con Michele Gallo, ceo della società di certificazione Gcert, Chiara Cristini researcher e project manager di Ires Fvg, la docente di Diritto del lavoro dell’università di Trieste, Roberta Nunin, e il responsabile marketing e valore associativo Valore D, Stefano Fanigliuolo. Seguirà la seconda tavola rotonda moderata dalla giornalista de lMessaggero Veneto, Anna Buttazzoni. Il tema sarà analizzato dalle Head of diversity, equity&inclusion di Generali Italia e Fincantieri, Lea James ed Elisa Saccenti, dalla componente del team welfare di Aurora domus, Tamara Jalanbou, e dalla vicepresidente Idee associazione delle donne del credito cooperativo, Barbara Camporeale.
«La presenza femminile è un valore aggiunto, una buona fetta della cooperazione si regge sul lavoro delle donne. Valorizzando questa presenza possiamo traguardare il futuro e diventare attrattivi, sviluppando attività di cui ancora non ci occupiamo», spiega Tonassi nel far notare che la disparità di genere viene generata da un retaggio culturale difficile da superare, soprattutto nel momento in cui l’età pensionabile continua ad allontanarsi. Un retaggio che sconta anche la mancata compatibilità tra mondo del lavoro femminile e vita familiare.

«In Italia non si punta abbastanza sulle politiche di conciliazione lavoro-welfare, molto dipende dalle scelte aziendali e non dal sistema degli aiuti» continua il direttore generale di Confcooperative nel soffermarsi sul minor reddito registrato, a parità di qualifica, dalle donne.
«A fronte di una parità retributiva, la retribuzione annua lorda (Ral) percepita dalle donne è inferiore rispetto a quella degli uomini perché le lavoratrici non riescono a conciliare carriera e famiglia» insiste Tonassi non senza proporre, seguendo l’esempio di Fincantieri, l’istituzione del maggiordomo aziendale. «Una figura in grado di sostituire le lavoratrici nelle piccole incombenze domestiche, come ritirare gli abiti in lavanderia o andare a fare la spesa. In questo modo si favorirebbe la permanenza in azienda delle donne» conclude il direttore auspicando di veder tradurre la sua idea nella realtà.
Confcooperative guarda con interesse al modello Danieli, al suo asilo nido e al suo istituto comprensivo. Anche in questo caso il direttore auspica di veder aprire le strutture in corso di realizzazione nell’ambito della programmazione del Pnrr. A tutto ciò Tonassi aggiunge i congedi parentali pensati per i papà che alla pari delle mamme devono poter avere gli strumenti per lavorare. «In questo momento se un lavoratore o una lavoratrice si assentano per sei mesi, al rientro diventa difficile recuperare. L’affiancamento di un tutor sarebbe inevitabile per consentire rientri lineari, senza rischiare di precludere le carriere». La rete di gestione dei figli resta problematica nonostante – sono sempre le parole di Tonassi – la Regione abbia investito molto nella carta famiglia che prevede anche l’abbattimento delle rette di scuole e asili nido. Chiuderà i lavori l’assessore regionale al Lavoro, Alessia Rosolen.
Di Giacomina Pellizzari

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