Gare d'appalto, consulenze qualificate nel campo della assistenza tecnica alle imprese, corsi di formazione. Ci racconti il consorzio CONAST.
"Siamo un consorzio, i cui soci dunque non sono persone fisiche bensì cooperative. Consorzio che nasce a cavallo degli anni ‘80 e ‘90 con lo scopo di aggregare le cooperative sul principio che ‘insieme si raggiungono risultati maggiori’. Sono realtà di diversi settori: ambiente, pulizie e logistica per la maggior parte. Questa attività straordinaria aveva però un vulnus: non dava un reddito imporante. Da qui l’intuizione delle persone che allora facevano parte del consorzio: costruire accanto alla ragione storica un’altra attività diretta, realizzata da soci e consulenti, che consiste nell’effettuare consulenze tecniche. Normalmente a supporto dei soci, poi delle realtà del movimento cooperativo e oggi al mercato intero. Si partì dal campo ambientale, sviluppandosi dalla 626 oggi 81 sulla sicurezza, e a seguire autocontrollo alimentare, la privacy GDPR, la 231, l'accompagnamento alle certificazioni di qualità. Contestualmente il consorzio ha proseguito nel fare gare d’appalto e a scoprire sempre di più la complessità normativa, per cui occorre una professionalità importante nel sapere leggere i bandi; i codici degli appalti sono cambiati innumerevoli volte nel tempo per cui ci siamo trovati a doverci reinventare costantemente e non sempre è stato semplice. Siamo stati costretti a crearci, se così si può dire, una grande competenza tramite usi, costumi e consuetudini del nostro Paese, perché le gare le fanno tantissime stazioni appaltanti: la norma è una e le interpretazioni mille. Ci vuole esperienza e occorre sbagliare tanto: più sbagli, più esperienza fai, più diventi bravo. Non è un caso se di gare se ne fanno cento e se ne vince una. Questo ha fatto sì che il consorzio si qualificasse e che sia oggi in grado di rispondere alle esigenze di ogni azienda, su qualsiasi genere di bando. Siamo peraltro accreditati presso numerose stazioni appaltanti, fra cui ovviamente Brescia che è la nostra città, la Lombardia e quasi ovunque in Italia. Cosa che ci permette di essere una sorta di ‘osservatorio’ delle gare sia per i nostri soci che per il mercato. Oggi molte aziende private si rivolgono al Conast per chiedere un supporto. Cosa positiva ovviamente, ma che porta con sé un lato negativo ovvero che la consulenza spesso non è su quesiti di grande portata bensì su questioni e quesiti base. La conoscenza è spesso assai limitata e molti, purtroppo, non leggono il bando e tralasciano la presdenza di requisiti che magari non hanno".
La sua esperienza come Vicepresidente di Lavoro e Servizi Lombardia: può tracciare un quadro del tessuto cooperativo del territorio lombardo dal suo osservatorio privilegiato?
"In Lombardia ci sono state diverse centinaia di cooperative di lavoro. È un territorio ricco in termini economici e di presenza di imprese: solo la provincia di Brescia vede 100mila imprese iscritte alla Camera di Commercio e la sola Confcooperative ne ha 500 e un centinaio sono di lavoro. In questo tessuto la cooperazione di lavoro ha avuto un ruolo diretto per anni nel settore costruzioni, moltissime manifatture e poi sono esplose le realtà di servizi. Brescia, Bergamo e Milano sono ovviamente le provincie di maggior presenza, ma è tale e tanta la diffusione dell’impresa che erogare servizi per la cooperazione è stato più semplice. La storia del tessuto cooperativo lombardo è assai vecchia e ha visto una grande modificazione del mercato; penso alla logistica, per esempio, in cui si è inserita sempre di più la presenza di cooperative 'spurie'. Alcune realtà del settore manifatturiero hanno finito la loro storia perché producevano beni che hanno trovato altre strade: penso a chi produceva suppellettili in peltro, che oggi non è più di interesse mentre quando io ero ragazzino era straordinariamente importante. Oppure altre cooperative ancora vive che fanno una grande fatica. Al netto di questo, la cooperazione legata alla produzione lavoro in Lombardia è radicata e rappresenta un’alternativa seria e importante ad una certa cultura dominante che ci impiega un attimo a finire in sfruttamento. La forza della cooperativa non è il capitale, la sua proprietà ma la capacità dei soci di aggregarsi e lavorare insieme. Le migliori cooperative sono nate quando le persone avevano bisogno e si sono unite per trovare il pane a fine giornata; certo i tempi sono cambiati, con il meccanismo di digitalizzazione a cui la cooperazione sta dando risposte con realtà leader in questo campo, e si sconta un po‘ il prezzo dell’individualismo".
Nella vostra scheda Netcoop si legge che siete sportello di Confcooperative Brescia per il Mercato Elettronico CONSIP: un servizio importante per moltissime aziende.
"Direi che per alcune è indispensabile e per altre è una buona opportunità. Non è obbligatorio ma quando Federlavoro nazionale ha iniziato a dialogare con Consip noi abbiamo aderito immediatamente, creando il nostro sportello che è in quello di Confcooperative Brescia. L’attività è quella di acquisire la prassi che il mercato elettronico ha e di diffonderla il più possibile presso le nostre cooperative, e siccome hanno aderito molte associazioni di categoria ma non tutte e non tutte allo stesso modo, per molto tempo siamo stati qui a Brescia insieme agli artigiani e ad altri i detentori di quell’informazione e della capacità di divulgarla. È un compito che si svolge gratuitamente, ovviamente. Per noi diventa attività di consulenza quando una cooperativa, dopo aver chiesto informazioni, vuole procedere ad iscriversi. Quando siamo partiti le categorie del mercato elettronico erano sei o sette, mentre ora si è molto ampliato e si è aperto ai servizi. La mia impressione, dall’osservatorio dello sportello, è che la PA lo usa molto mentre le aziende di meno. Mentre se un’azienda acquisisce le capacità di muoversi nel mercato elettronico acquisisce un vantaggio, che è quello di poter competere anche in quel mercato. Quel che manca, ma per scelta del legislatore, sono le modalità di condivisione fra PA che acquista e aziende che vendono, anche a livello di sportelli. Del resto, anche i comuni come le aziende hanno difficoltà in questo e vivono, spesso, di cambi di personale che non sempre può essere formato alla stessa maniera. Io sostengo il mercato elettronico, e nonostante come tutte le cose abbia qualcosa da migliorare, credo sia una buona prassi".